Ricucire lungo i bordi

Credo sia inutile girarci intorno, ancora oggi sono innumerevoli le volte nelle quali siamo sopraffatti dall’inquietudine di dover necessariamente rispettare quella lunga “linea tratteggiata” che dalla nascita, attraversando un percorso di esplorazione del mondo che non ammette errori, al punto d’incagliarsi poi sull’obbligo morale di riprodurci, ci conduce alla morte. Quattro fasi salienti della vita che non tengono però conto di strappi, dettagli, attese, inquietudini e desideri che si aggrovigliano lungo quei bordi di un foglio bianco che tante volte viene tratteggiato da una punta di matita impregnata di luoghi comuni che disegna un fumetto sbiadito, privo di colori e sfumature, che si erge a trattato di una narrazione che non guarda dentro gli infiniti spazi che si celano tra il bene e il male.

Questo vuoto emozionale attanaglia la generazione di chi ha visto la luce negli anni ’80. Ci ha pensato Zerocalcare, fumettista romano, a “Strappare lungo i bordi” – questo il titolo della serie tv che lo vede protagonista su Netflix – del politicamente corretto, dell’ansia del futuro, dell’insensatezza del presente, del mistero dell’ignoto, della bellezza dell’avvenire. Un viaggio lungo novanta minuti che ha deliberatamente scelto di non bussare alla porta di quel treno che chissà quante volte abbiamo perso negli anni, chissà quante volte abbiamo popolato carichi di aspettative, chissà quante volte abbiamo percorso senza un reale motivo, un senso, una risposta che tutti attendevano ad una domanda che però non ci è mai stata posta.

Biella non è la destinazione finale del percorso dell’artista della periferia di Roma: Biella è il posto ipotetico in cui tutti noi ci siamo recati, o ancora dobbiamo farlo, almeno una volta nella vita. Zerocalcare è riuscito a svuotare di significato l’oppressione del conformismo, a disarticolare la magagna dei bamboccioni che non possono nemmeno piangere sul latte versato, a dissacrare la comfort zone di quei “choosy” che non hanno diritto ad un calcolo pensionistico, a scimmiottare il potere del manganello di chi ha trasformato Genova in una carneficina, a poetizzare tutto ciò che è diverso da noi, a ribaltare la realtà del mondo che sintetizza come capricci i desiderata dell’essere umano perché il buoncostume impone di turarsi il naso dietro il nauseabondo odore di piscio che fa apparire la quotidianità alla stregua di un bagno pubblico. L’opera di Zerocalcare è un pugno dritto in faccia, una pugnalata nel cuore, lacrime di coccodrillo. Zerocalcare è porgere l’altra guancia, il sangue che ribolle, la commozione dell’anima. Zerocalcare, nella sua arte, è tutto ed il contrario di tutto.

Il fumettista capitolino è riuscito a farci guardare allo specchio senza dover sentire il peso del giudizio, senza dover dare motivazioni delle nostre scelte, senza far scandire la clessidra del tempo come se fosse un macigno che portiamo sulle spalle. Zerocalcare, senza mai snaturarsi, ha raccontato una trama nella quale si è protagonisti anche nelle vesti di comparse. “Strappare lungo i bordi” è il punto di vista di Sarah e Secco, gli amici che ci accompagnano sin dalla tenera età. Quei nomi, però, sono gli stessi che ritroviamo nella memoria del nostro telefono, alla manifestazione universitaria, al cinema, alla prima della Scala, dal kebbabaro sotto casa, in libreria, a guardare una partita di calcio. Zerocalcare indossa i panni dell’amore non corrisposto, della donna che hai sempre desiderato, del perbenista che canta ovvietà, della morte di un pezzo di cuore che ti stravolge l’esistenza, dell’espressione del tuo modo di essere, della lontananza da casa, del chiacchiericcio spicciolo, dell’Armadillo – magistralmente doppiato dall’attore Valerio Mastandrea – che si pone oltre di te, dei propri tempi, della felicità invidiata, di tutto ciò che deve scorrere. Zerocalcare ci ha lasciati nudi dinanzi le nostre fragilità, ci ha strappato di dosso i vestiti, ha squarciato quella “linea tratteggiata” per connotargli la forma che inseguiamo: ora siamo finalmente liberi di ricucire lungo i bordi. 

Carmelo Nicotera

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